Tony Nessuno

Andrès Montero

In fondo siamo un po’ come alberi. Da quando nasciamo iniziamo a sviluppare le nostre radici, a farle ramificare e affondare nel terreno, nella nostra famiglia. Da esse prendiamo nutrimento, grazie a loro ci ancoriamo – forti – al terreno della vita.
In fondo siamo un po’ come case. Per essere solidi abbiamo bisogno di fondamenta. Per essere resistenti abbiamo bisogno di cura e attenzione.

Un bambino viene abbandonato alle porte di un circo. Senza radici né fondamenta. Viene lasciato nel luogo che da sempre sublima il senso delle Tradizioni, della Casa e della Famiglia in qualcosa di apparentemente fragile, provvisorio, nomade: il tendone di un circo. Crescerà strano questo bambino senza nome, tanto da meritarsi un appellativo altrettanto particolare, quel “Tony” che etichetta tutti i pagliacci in modo generico e poi quel “Nessuno”, quasi un tatuaggio che ne segna l’invisibilità.

Ma questo romanzo ha il sapore di una favola e nel deserto emotivo di Tony Nessuno appare Javiera, giovane trapezista che, reduce da un infortunio, decide di imparare a memoria i racconti contenuti negli antichi volumi che Malachia, il capo del Circo ha “ricevuto in carico”, insieme al bambino. I libri de Le Mille e una notte diventano ossigeno, e chiave di volta per entrambi. In un Circo che cela sotto la maschera dell’allegria terribili crudeltà forse, se proprio non si può più volare su un trapezio, è necessario farlo con altri mezzi. Con il potere del racconto, per esempio.

I temi di Tony Nessuno

In fondo siamo un po’ come alberi.Da quando nasciamo iniziamo a sviluppare le nostre radici, a farle ramificare e affondare nel terreno, nella nostra famiglia. Da esse prendiamo nutrimento, grazie a loro ci ancoriamo – forti – al terreno della vita.
In fondo siamo un po’ come case. Per essere solidi abbiamo bisogno di fondamenta. Per essere resistenti abbiamo bisogno di cura e attenzione.

Un bambino viene abbandonato alle porte di un circo. Senza radici né fondamenta. Viene lasciato nel luogo che da sempre sublima il senso delle Tradizioni, della Casa e della Famiglia in qualcosa di apparentemente fragile, provvisorio, nomade: il tendone di un circo. Crescerà strano questo bambino senza nome, tanto da meritarsi un appellativo altrettanto particolare, quel “Tony” che etichetta tutti i pagliacci in modo generico e poi quel “Nessuno”, quasi un tatuaggio che ne segna l’invisibilità.

Ma questo romanzo ha il sapore di una favola e nel deserto emotivo di Tony Nessuno appare Javiera, giovane trapezista che, reduce da un infortunio, decide di imparare a memoria i racconti contenuti negli antichi volumi che Malachia, il capo del Circo ha “ricevuto”, insieme al bambino. I libri de Le Mille e una notte diventano ossigeno, e chiave di volta per entrambi.In un Circo che cela sotto la maschera dell’allegria terribili crudeltà forse, se proprio non si può più volare su un trapezio, è necessario farlo con altri mezzi.Il potere del racconto, per esempio.

L'incanto. Il circo si riempì di persone che volevano ascoltare la fine della storia. Non sapevano che non sarebbe arrivata. Non sapevano che non importava quante monete avrebbero messo insieme per entrare, ogni sera, al circo. I racconti erano eterni come il Grande Circo Garmendia, che non aveva inizio né fine, che esisteva da sempre, come Shahrazàd dentro di me, che ai miei quasi diciotto anni iniziava a essere parte della mia vita, ad abitarmi.

I temi di Tony Nessuno

In Tony nessuno Andrés Montero tocca temi delicatissimi. Lo fa con sapienza, con poesia e con grande empatia. Saremo nei muscoli rigidi di Javiera, quando dovrà misurarsi con la violenza di Malaquías.
E saremo negli occhi scuri di Tony, ogni volta che la sua Sherazade gli regalerà un poco di vita. Nella famiglia del “Grande Circo Garmendia” si devono fare i conti con le Radici, e col sangue, e con Famiglia.

Ma a fine lettura, dopo aver riposto il libro e dopo aver smaltito (molta) rabbia si farà strada un’idea di compassione e di forza davvero speciale.

L’unico luogo possibile e immaginabile era il circo. Solo dentro il tendone si parlava della vita e della morte. Fuori dal tendone, la cosa importante era semplicemente sopravvivere. Anche per strada e nelle varie città. La gente sopravviveva e veniva al circo a vivere, a vivere anche se solo per un paio d’ore.

Riconoscimenti

Vincitore del Premio Iberoamericano de Novela Elena Poniatowska 2017

Cover d'artista

Illustrazione di copertina (splendida) è di Hernán Chavar

Andrés Montero
Tony Nessuno
Traduzione di Giulia Zavagna
Edicola ediciones, 2018

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Roberta Frugoni
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