Fra le tante foto che si incrociano navigando in internet mi soffermo su quella di una ballerina vestita da sirena. Ipnotica, una posa particolare, un copricapo che sembra arrivare direttamente da Metropolis di Fritz Lang.
Cerco informazioni e scopro che è la figlia di Joyce e si chiama Lucia.
Una famiglia di artisti, mi dico. Trovo altre fotografie: un leggero strabismo la rende affascinante, i capelli corti mi rimandano un che di moderno, attuale.
Cerco ancora e trovo parecchi articoli in cui si racconta la sua storia legata a doppio filo a quella di suo padre James Joyce.
Trovo un libro, che leggo in due giorni.
Mi sento indiscreta, perché vengo a conoscenza di una serie di “segreti di famiglia”, e in ogni pagina che sfoglio mi chiedo se sia giusto (o sano) guardare il dietro le quinte degli scrittori, venire a conoscenza dei loro lati oscuri, delle loro miserie. Mi chiedo se da lettori non dovremmo fermarci all’opera.
Poi però guardo la copertina del libro, che è inequivocabile: è un libro su Lucia, non su suo padre.
Sono pagine intrise di date, di fatti, di diagnosi psichiatriche perché Lucia Joyce ha vissuto una vita d’inferno, oltre che d’arte.
All’ombra del padre, dicono. Forse della famiglia tutta, aggiungo io.
Chissà, mi chiedo. Chissà se oggi avrebbe potuto fare una vita normale, invece che quella che le è toccata in sorte fra una clinica psichiatrica e l’altra.
Eppure nel libro è riportato in modo minuzioso quanto Joyce abbia speso per i medici e le cure di Lucia. Cifre folli, tentativi, consulti, soggiorni nelle strutture di mezza Europa.
Nel libro è riportata in modo altrettanto minuzioso, o almeno così l’ho percepito, la sua di follia. Un uomo consumato dall’urgenza di scrivere, dal tormento, da un’arte che diventa legittimazione per qualsiasi comportamento.
Leggendo questa storia ho avuto la sensazione di vedere in James e Lucia due calamite in cui poli opposti si attraggono, mentre poli uguali si respingono.
Nell’ultimo capitolo Guarnieri racconta di sé, di come è arrivato a scrivere di Lucia (e quindi inevitabilmente di Joyce) ma soprattutto racconta ai suoi lettori della sua depressione, di come l’aiuto dei farmaci sia stato fondamentale.
Sono convinta che la parola “cultura” contenga molte cose e fra queste -sicuramente- anche il superamento dello stigma della malattia mentale.
Consigliato.
Luigi Guarnieri
Il segreto di Lucia Joyce
La nave di Teseo, 2022