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Il piccolo libraio di Archangelsk

George Simenon

Arriva il giorno che inizi a leggere Simenon.
Con tutte le nuove uscite che hai in lista, tiri fuori dei vecchi libri di famiglia e inizi a girarteli fra le mani.
300 lire per un giallo con i fiocchi.
Non male.
Però voglio iniziare dai “non Maigret”.
Non perché il commissario mi abbia fatto qualcosa, piuttosto perché, da lettrice in erba, Maigret per me è ancora troppo legato all’immagine di Gino Cervi.
Allora lo voglio prima conoscere un po’ questo George e poi arriverà anche il turno del commissario.
Nell’ordine ho letto la Camera azzurra, Lettera al mio giudice e da ultimo Il piccolo libraio di Archangelsk.
Quest’ultimo detiene finora il podio.
Provincia di Berry, Francia centrale. Il signor Jonas, così lo chiamano tutti, ha una piccola libreria nella piazza del Vieux-Marché.
Piccoletto, tarchiato, ebreo di origini russe, il Signor Jonas è rispettato e benvoluto da tutti i commercianti della piazza. Ha una posizione il Signor Jonas: vende libri, li presta gentilmente a chi gliene fa richiesta e, nel retro del suo angusto negozio, conserva gelosamente anche una collezione di francobolli con alcuni pezzi di valore.
È paziente il signor Jonas, talmente paziente che aspetta timidamente il momento propizio per chiedere in sposa Gina, la figlia dei bottegai che vendono frutta e verdura. Una bella ragazza, esuberante, con già una discreta lista di amanti nonostante la giovane età.
La vita della piazza e dei suoi abitanti è scandita dal ritmo del mercato. C’è un orario per i camion che arrivano a scaricare all’alba, un orario per il primo caffé al bar, un orario per la corriera e uno per comprare i croissant dal panettiere.
Tutti sanno tutto di tutti in quel piccolo teatro di provincia.
Così il mancato rientro di Gina crea sospetti. Dov’è Gina? Perché non è in negozio? E se è vero ciò che afferma Jonas perché nessuno l’ha vista prendere la corriera delle sette?
E dove sono finiti i francobolli più preziosi dell’intera collezione, quelli che Jomas custodiva in cassaforte?
Tutti si guardano l’un l’altro senza guardarsi davvero. Tutti credono di vedere.
Leggi lettore, leggi.
Fai le tue congetture, le tue ipotesi, i tuoi ragionamenti.
Immagina il come e il perché.
Non ti servirà, perché Simenon è un bravo cesellatore e come Cellini scava la superficie della materia per rivelarti l’essenza.
Quella del Signor Jonas Milk in questo caso. E quello che vedrai, alla fine, ti farà sentire piccolo piccolo, nella tua misera umanità.
Simenon usa pochissime pennellate et voilà: siamo nella piazza, respiriamo l’aria del mercato, della Francia profonda, secondo me vediamo anche i passanti con le baguettes sottobraccio anche se lui non li descrive.
È così questo autore: accenna e ti lascia la libertà, e la responsabilità, di finire il disegno.
La piazza, si diceva. Il Vieux-Marché è il palcoscenico sul quale viene rappresentata la vita. Noi lettori vorremmo essere solo spettatori, invece Simenon “ti tira dentro” e ti mette lì sul palcoscenico, e ti rende complice, che tu lo voglia o no.

Note sulle edizioni:
Georges Simenon pubblicò questo romanzo nel 1956, con il titolo Le petit homme d’Archangelsk.
In Italia fu allora pubblicato da Mondadori nella collana “Il Girasole”, con il titolo italianizzato in “L’omino di Arcangelo” e la traduzione di Paolo Proserpio.
Adelphi lo ripresenterà nel 2007 con il titolo “Il piccolo libraio di Archangelsk” (nella collana “Gli Adelphi”) e con la traduzione di Massimo Romano.

 

George Simenon
Il piccolo libraio di Archangelsk
Traduzione di Massimo Romano
Adelphi, 2007

George Simenon
Le petit homme d’Archangelsk
Presses de la Cité, 1956

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Roberta Frugoni
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