Personaggi del cuore: Anselmo Bordigoni, detto “il Bordiga”
Quando incontro dei personaggi memorabili mi immagino lo scrittore come uno scultore, con un blocco di marmo da scolpire; sta a lui, al suo talento e alla sua “visione” saper tirar fuori dal quel blocco una forma che ci faccia emozionare ogni volta che la guardiamo – in questo caso – che la leggiamo.
Trovare fra le pagine dei “personaggi a tutto tondo” è davvero una fortuna: il loro fascino è speciale; ci arrivano diretti al cuore, lì si accomodano e ci restano per sempre.
Anselmo Bordigoni è uno di questi. Un uomo grasso, enorme, taciturno al limite del patologico, eppure magnetico come pochi. Il Bordiga è il protagonista del secondo romanzo di Piero Chiara, Il Balordo.
In un paesino sulle rive del lago Maggiore (forse la Luino di Chiara) il Bordiga lavora come maestro elementare. Pesca e insegna, insegna e pesca. Si fa gli affari suoi, non tanto per disinteresse, piuttosto per quel suo modo di essere al di sopra dei chiacchiericci borghesi, a lui totalmente estranei come estranee sono le ripetute richieste di adesione verso all’allora governo fascista.
Un novello Bartleby, per il quale il “preferisco di no” non arriva nemmeno ad essere pronunciato, piuttosto accennato con un gesto impercettibile della mano. Quel suo gesto lo spedirà dritto al confino, in nello sperduto paesino di Altavilla del Cilento.
Le vicende di Anselmo Bordigoni ci proiettano in un’Italia in bilico fra fascismo e liberazione.
Il suo innato talento musicale lo porterà – forse meglio dire lo trascinerà – fra balere, bande e trionfi con grandi orchestre. E noi lettori, rapiti da questo omone che riserverà nel finale una sorpresa esilarante, restiamo incantati, divertiti e anche un po’ innamorati.
L’uso dell’ironia, tratto distintivo dell’intero romanzo, ci svela con eleganza le pochezze e le ipocrisie dell’umano sentire, facendo emergere per contrasto, la pacata saggezza di chi, senza strepiti e urla, rimane semplicemente coerente con le proprie idee.
Piero Chiara scolpisce questo personaggio in modo perfetto, facendolo spiccare nitido e immacolato, quasi metafisico. Una lettura fuori da coro, per chi non segue la valanga delle nuove uscite. Un libro da recuperare o da rileggere: attualissimo.
Il balordo in TV
Da questo romanzo, scritto nel 1967, fu tratta undici anni dopo una miniserie televisiva per la regia di Pino Passalacqua. Anselmo Bordigoni è interpretato da Tino Buazzelli, il Ginetta (primo compagno di scorribande musicali) è un giovanissimo Teo Teocoli. La voce narrante – che da sola vale la visione – è di Renzo Palmer. Tre puntate reperibili su Youtube.
Un frammento
«L’albero al quale si riferivano antiche leggende veniva chiamato “il Buon Cazzone”. La denominazione era tanto antica e radicata negli altavillesi che nessuno, nemmeno i parroci, poterono mai trovarvi rimedio. Si può dire che erano tali l’imponenza, la fama e la serietà dell’albero, che si era perso il significato del nome, il quale fini con lo scomparire dagli usi comuni ingiuriosi e scherzevoli, per rimanere, senza sospetto di equivoco, come unico appellativo della grande pianta.
Sarebbe vano cercare chi per primo indicò il Bordigoni come “il Buon Cazzone”, ma tutti, a cominciare dal maresciallo, si trovarono d’accordo nell’estendergli un nome che ad Altavilla equivaleva a un’onorificenza e che nessuno aveva mai meritato nella lunga vicenda di un luogo sdegnato dalla Storia, ma toccato dal privilegio di una pianta tale da compensare ogni altra fama d’artisti o condottieri, quali il Solimena che vi era stato in villeggiatura o Ruggero d’Altavilla che col paese aveva solo rapporti di omonimia..»
Piero Chiara
Il Balordo
Oscar Mondadori