Amo leggere lentamente ma queste 464 pagine mi sono durate due giorni. Merito di Liz Moore che non si è mai vista nemmeno per sbaglio per tutta la durata del romanzo.
Mi ha portato a Philadelphia e mi ha mollato lì, a fare i conti con una poliziotta di origine irlandese che annaspa fra il desiderio di una vita regolare per lei e il piccolo Thomas e l’inevitabile difficoltà di una madre che deve crescere un figlio con le sue sole forze.
Ed è inutile cercare di addolcire questa città con il nomignolo “Philly” perché di dolcezza, almeno nel distretto di Kensigton, c’è n’è davvero poca.
Michaela – Mikey ha costruito la sua vita attorno a un fortissimo senso di giustizia, forse per assicurarsi a fondamenta solide, forse per avere una chance in più in un mondo crudele. La polizia dunque, la giustizia, i buoni, quelli che fanno le cose per bene.
“Fa la cosa giusta” Mikey, anche quando ti trovi ad arrestare tua sorella Kaecy, tossicodipendente e prostituta, che ti si sbriciola fra le mani come pane secco, ogni giorno che passa.
“Ma se il mio aspetto mi imbarazzava, ero orgogliosa della mia intelligenza e in segreto credevo che fosse una dote che riposava silenziosa dentro di me, come un drago addormentato che sorveglia un mucchio di ricchezze che nessuno, nemmeno Gee, avrebbe mai potuto portarmi via. Un’arma che un giorno avrei impiegato per salvarci tutt’e due: me e mia sorella.”
Ogni mattina Michaela si aggrappa al suo cinturone, alla sua pistola d’ordinanza, al suo telefono come fossero delle bussole capaci di guidarla verso una soluzione. Intanto sua sorella Kacey sparisce.
Intanto vengono ritrovati i cadaveri di diverse ragazze tossicodipendenti e prostitute e ogni volta il sangue le si gela nelle vene, perché Kacey è già morta innumerevoli volte, troppe per la sua giovane età e ogni volta potrebbe essere davvero l’ultima.
Il freddo e la miseria umana che fanno di Kensington il quartiere più difficile della città sembrano nulla rispetto al gelo di alcuni rapporti famigliari costruiti sui non detti. Forse il nucleo incandescente di questo romanzo è proprio questo.
Le pagine della Moore sono intrise di eroina, bugie e speranze fallite.
Ciò che però riscatta tutto – come sempre nella vita – è il punto di vista. Allora si capisce che non è vero che non si salva mai nessuno. In alcuni casi, se potessimo staccarci e guardare dall’alto, capiremmo che ognuno ha la sua ragione. Anche quelli a cui la sorte sembra riservare la parte degli sbagliati in un eterno replay.
Consigliato, per molti motivi.
Questo romanzo entra a pieno diritto nella mia personale “categoria” di letture indipendenti #ioleggoindipendente
Casa Editrice indipendente: NNE
Acquistato dalle presso la libreria indipendente Lettera22 di Viareggio
#cosebelle
Premessa: leggo parecchio su Kindle e mi ci trovo benone. Quando acquisto libri cartacei però prediligo le CE indipendenti perché fanno lavori eccellenti. In questo caso NNE non smentisce le aspettative; i suoi libri sono una gioia per gli occhi: niente profumo della carta e quelle cose lì, bensì:
- Copertina bellissima (in Italia siamo abituati al bello, facciamocene una ragione e difendiamo questa cosa. (Cercare copertina della versione americana di questo stesso libro per credere!)
Risvolti di copertina preziosi: NNE mette a pari peso biografia dell’autore e del traduttore. Parliamone! - Giochetto sfizioso in ultima pagina “le pagine bianche di NN”
- Stampato in Italia in un consorzio artigiano (sì guardo pure queste cose, sono pestifera)
I cieli di Philadelphia
Traduzione di AdaArduini
NN Editore, 2020
Pagine 456

Titolo originale: long bright river
Edizioni: Penguin Books
2020