Quaderni di Luisa T.

Luisa T.

Per raccontare di questo libro la devo prendere un po’ larga.
Perché i Quaderni di Luisa T. arrivano diretti da un luogo magico, il Piccolo Museo del Diario. A Pieve Santo Stefano, in toscana, trentaquattro anni fa Saverio Tutino decise di fondare un archivio in cui raccogliere le moltissime testimonianze scritte delle persone comuni.

La storia siamo noi. E questa è la nostra storia. Partigiani, tanti. Soldati, fidanzate. Ma anche musicisti, contadini, studenti, casalinghe.
Persone assolutamente comuni che nel corso della loro vita hanno sentito l’esigenza di mettere su un taccuino, un quaderno, un blocco le loro emozioni, i loro pensieri, paure, speranze.L’archivio cataloga e conserva, mentre il Piccolo Museo (vincitore fra l’altro del premio Aiap per il design) espone in modo originalissimo alcune testimonianze.
Non mi dilungo, qua, nel raccontare il Piccolo Museo. Racconto invece il libro, che ha una storia incredibile.Luisa è una casalinga nata nella provincia di Frosinone nel 1946. Non ha fatto le scuole alte Luisa e ha un italiano appena sufficiente a scrivere la lista della spesa. Imprigionata in un matrimonio che non voleva, vive un giorno dopo l’altro, e lo fa con quella pacatezza che non è nemmeno rassegnazione, ma ha il sapore amaro dell’ineluttabilità di alcune povere esistenze. Finché un giorno, quasi per caso, si chiude nella sua “stanza tutta per sé” (la camera da letto matrimoniale) e inizia a scrivere su un quaderno. Con i suoi mezzi, con il terrore di essere scoperta, con il godimento sempre più grande di avere un amico, quel quaderno, a cui confidare le sue pene, i suoi pensieri più intimi, le riflessioni quotidiane che il marito Nando non capirebbe né accetterebbe mai.

“Caro quaderno, ti accorgerai subito che sono un pò tocca, già solo per il fatto che alla mia età con un marito e 2 figli da badare, una grande casa a due piani da pulire, galline, conigli e maiale quando manca mio marito e mio figlio, devo badare, orto e campagna con mio marito devo fare spesso tante cose (quindi pensa tu se vado a mettermi a perdere tempo con te che non serve proprio a niente per giunta con la poca scuola che hò, ti puoi immaginare che pasticcio sarà)"

E qui la storia ha una svolta per cui prende i colori della fiaba. Luisa ha il terrore che i sui quaderni possano essere trovati dal marito. Sarebbero percosse sicure. Occhi neri e naso rotto. Male parole e umiliazione. Ancora e ancora.Alcuni li brucia, ché tanto sono solo suoi pensieri che “non valgono nulla”, altri li affida al parroco del paese il quale, a sua volta, li porta a Pieve.

Ogni anno L’archivio diaristico premia il diario più meritevole di essere ricordato e divulgato. E quell’anno I quaderni di Luisa T. colpirono al cuore i membri della giuria. Vinse lei e i diari diventano un libro. “Luisa parteciperà alla premiazione e ritirerà il premio”. No, non andò così. Andò meglio. Luisa quell’anno chiese al parroco di intercedere affinché assolutamente il suo nome non fosse nemmeno nominato. Il rischio delle botte era troppo alto. Lei era ancora una moglie e sempre una madre. Finché… Un giorno il telefono squillò. “Sono Luisa, ora posso venire a ritirare il premio”.
I quaderni di Luisa, Diario di una resistenza casalinga – di Luisa T. Vincitore del Premio Pieve 1994 per il decennale.

Luisa T
I quaderni di Luisa
Terre di mezzo editore

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