Sono una curiosa. Volevo capire perché questo libro che riempie le vetrine ed è sulla bocca di tutti sta riscuotendo così successo.
L’ho terminato oggi e un’idea me la sono fatta.
Il libro si legge velocemente, è scorrevole e leggero nonostante l’argomento certamente non lo sia.
E questo lo considero comunque un punto a favore.
La Postorino ci racconta la storia delle assaggiatrici di Hitler, un gruppo di dieci donne che nell’autunno del ’43 vengono assoldate per mangiare tre volte al giorno i pasti destinati al Führer.
Siamo nella Wolfsschanze (la Tana del Lupo), uno dei quartieri generali del Führer sul fronte orientale della Polonia occupata.
Siamo a tavola con queste donne, tutte diverse per storia, provenienza, carattere. Tutte uguali davanti ai piatti di cibo. Dieci tubi digerenti ai quali le SS impongono “semplicemente” di mangiare i prelibati piatti preparati dal cuoco Krümel (briciola, in tedesco).
Una roulette russa ripetuta tre volte al giorno.
Il rischio di morire avvelenate, tre volte al giorno, tutti i giorni. Per il Führer.
Leggere questo libro è stato un po’ come usare una macchina da presa: lo scenario è quello della guerra, dei bombardamenti, della miseria, della paura dell’invasione bolscevica. Ma la Postorino decide di zoomare: il campo si restringe sempre più, fino a mettere a fuoco il particolare.
La punta rovinata di una scarpa, la ragnatela di couperose sulle guance di una donna, la crepa nel cuore di chi, nonostante tutto, vive. O sopravvive.
Allora queste assaggiatrici diventano donne, diventano cuori, cervelli, gambe che vorrebbero fuggire e che invece rimangono lì, sedute ad aspettare la prossima portata.
Me la sono fatta un’idea su questo libro. Forse, a distanza di anni, abbiamo ancora bisogno di capire. E questo personalmente lo ritengo positivo, al di là della narrazione, al di là della storia e del valore puramente letterario del libro.
Vincitore Premio Campiello 2018
Rosella Postorino
Le assaggiatrici
Feltrinelli, 2018