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Tutto ciò che resta

Preziosi. Così in oreficeria vengono chiamati i gioielli, come a volerne sottolineare in modo inequivocabile il valore. Chi li possiede e li indossa, però, sa che i gioielli sono molto più di un semplice oggetto. Nati per rappresentare, si prestano a custodire.

Margherita Loy affida a tre gioielli il compito di raccontare le vite e i sentimenti di coloro che li hanno creati, donati, esibiti o nascosti. Perle, Collana e Anello, questi i tre titoli dedicati ai gioielli che nel libro collegano e dividono le vite di chi li possiede.

Tre gioielli, tre racconti

Chi ha letto i precedenti lavori di Margherita Loy ritroverà tematiche care all’autrice, come nel primo racconto intitolato Perle, ambientato in Ungheria.

In una Budapest devastata dall’assedio dell’Armata Rossa, la giovanissima Ursula decide di lasciare la famiglia e la sua città alla volta di Vienna, dove sogna di poter iniziare una nuova vita.
Il sigillo di quel viaggio senza ritorno, che rappresenta al tempo stesso una possibile rinascita, sarà una collana di perle, unico e prezioso bene che la madre le affida come seme di una vita futura.
Sarà un caso, una coincidenza oppure il Fato a far sì che la collana, celata in un barattolo di crema, passerà il confine e con lei la ragazza che su quel confine lascerà suo malgrado una parte di sé.

Dal 1945 ai giorni nostri: il racconto Collana è ambientato in un universo interamente femminile. L’odore è quello dell’ospedale, del reparto trasfusionale in cui la protagonista si reca a donare il sangue in memoria di una cara amica. Ad ingentilire un momento che di poesia ne ha poca, c’è il gesto di mettersi al collo una collana di ambra e alabastro. Un gioiello che racchiude in ogni sua pietra il peso delle delusioni, delle incomprensioni e delle ferite che la protagonista – l’unica a non avere un nome proprio – rievoca constatandone l’ineluttabilità. La collana “sa”, ma al tempo stesso dona alla donna la consapevolezza del valore sacro dell’amicizia.

A chiudere il trittico un racconto costruito attorno a un gioiello maschile, un Anello. Lo chevalier d’oro che l’anziano padre di Enrico desidera donargli quando ancora è in vita è sempre stato sul mignolo di quest’uomo volitivo, dall’intelligenza vivace e lo sguardo fiero nonostante il fisico fiaccato dall’età e dalle malattie.

“Passare del tempo con lui era come essere in una gabbia con un rettile addormentato; qualsiasi mossa, gesto o frase avrebbe potuto risvegliare il serpente, che mi avrebbe punito con un morso.”

Un’eredità anticipata, un oggetto non desiderato il cui passaggio viene quasi imposto. Il gioiello, che del proprietario rappresenta il credo e il passato, fungerà da grimaldello per un figlio che si troverà ad aprire una porta di cui avrebbe preferito ignorare l’esistenza. Una richiesta di perdono, di comprensione o di complicità? Se la colpa non è un pane da spezzare per dividerne il peso, l’egoismo è invece qualcosa con cui alcuni – anche se padri – possono marchiare chi resta.

Sottotitoli

Se dovessi attribuire un sentimento o un valore ad ognuno dei tre racconti probabilmente suonerebbe così:
Perle > Speranza
Collana > Autenticità
Anello > Egoismo

Pennisole

La collana Pennisole, curata da Dario Voltolini, fa di qualità e brevità la sua cifra stilistica e programmatica.
La sintesi richiede pulizia, tecnica e rapidità. Come un gioco in punta di fioretto questi piccoli libri arrivano al nucleo delle storie, illuminandolo. Come direbbe Cyrano “In fin della licenza io tocco”.

Margherita Loy
Tutto ciò che resta

Hopefulmoster editore, 2024

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