Oggi si va in gioielleria perché Stramonio di Ugo Riccarelli è una gemma. Piccola, preziosa e caleidoscopica. Ha i mille riflessi di un opale nero. Lo puoi leggere senza badare (o accorgerti) delle incredibili citazioni che contiene, e sarebbe già un libro straordinario. Se invece gli omaggi di Riccarelli li cogli, allora ragazzi mei, la faccenda diventa seria e vorresti andare a stringergli la mano, se fosse ancora possibile.
Paolino ha diciotto anni. Paolino, un diminutivo che per quelli (come me) piccoli di statura è un marchio a fuoco, che ci si porta dietro tutta la vita. Anche quando le rughe disegneranno ragnatele sul tuo volto, per il mondo sarai sempre “ino”. Che però, a dispetto della sua statura, Paolino sia un grande lo si capisce fin dalle prime pagine quando, durante l’esame di maturità, scuote la commissione d’esame dal torpore pretendendo di parlare del suo autore preferito, Bohumil Hrabal.
Eccolo il primo omaggio di Riccarelli. Come Jan Dite, protagonista di “ho servito il re d’Inghilterra”, Paolino si troverà tutta la vita a fare i conti sul suo essere piccolo. Troppo piccolo per fare il servizio militare, troppo piccolo per essere considerato uomo, troppo piccolo perfino quando, assunto come spazzino, dovrà farsi adattare la divisa, ché nella taglia più piccina ci naviga come un naufrago in cerca di un appiglio. Poi, come nelle migliori gioiellerie, il negoziante Riccarelli apre il cassetto segreto e ti mostra il pezzo raro: il signor Lupo, alter ego di Hant’a (protagonista di Una solitudine troppo rumorosa, sempre di Harabal). Il signor Lupo è uno di cui ci si innamora all’istante. È quel mentore che ognuno di noi si augura di poter incontrare sul proprio cammino. L’enorme, scorbutico, bizzarro e barbuto Signor Lupo, battezzerà solennemente Paolino che per tutti diventerà Stramonio.
“Quando arrivai davanti al signor Lupo vidi che teneva tra le dita una piantina, con le foglie appuntite e i fiorellini bianchi. - Vedi- disse – questo è lo stramonio. Cresce vicino ai ruderi e ai rifiuti perché è la pianta dell’abbandono. Può essere un buon medicinale, ma anche un tremendo veleno. Sembra innocuo e gentile, ma quello che ha dentro può scatenare una burrasca - Poi si levò dritto in piedi e – Matto di uno Stramonio – mi disse – ecco il tuo nome da uomo”.
E Bianciardi? Che c’entra Bianciardi? C’entra, c’entra. Fidatevi. Ricordatevi del “torracchione di vetro e cemento”. Ricordatevi della Vita sgra. E poi ditemi se Riccarelli non ci ha fatto un regalo speciale.
Questo romanzo ne contiene tanti altri fra cui:
L’isola del tesoro di Steveson
Il Dizionario di Voltaire
La vita Agra di Luciano Bianciardi
Ho servito di il re d’Inghilterra e Una solitudine troppo rumorosa di Bohumil Hrabal
Stramonio Riccarelli è stato stato ispirato da un liceale che gli chiese come fosse possibile diventare adulti oggi, dato il pattume che abbiamo intorno.
La vita agra Bianciardi è una cosa immensa. Ne parlerò qui, perché questo romanzo merita uno spazio tutto suo.
Ugo Riccarelli
Stramonio
Einaudi Stile libero, 2009