L’ho pesato. Questo libro pesa 288 grammi.
Dicono che il peso dell’anima sia 21 grammi. Forse si sbagliano, forse il peso giusto è 288.
O, forse, non esiste il concetto di giusto e sbagliato.
Non esiste per Elisabetta Maiorano, la protagonista di questo romanzo, che ha un’anima profonda come l’abisso del mare e un concetto di giusto tutto suo. Intimo, vero.
Un giusto che a volte sembra scollarsi dal Giusto dei regolamenti, della legge, delle sentenze dei tribunali.
Elisabetta Maiorano insegna matematica ai ragazzi dell’istituto penale minorile di Nisida, un’isoletta che sembra emersa da un libro di fiabe.
Napoli, con i suoi vicoli, i suoi bassi e le piazze dalla bellezza mozzafiato sta solo un poco più in là, staccata quanto basta perché possa sembrare un eterno presepio.
Nisida come una piccola Alcatraz, che galleggia nonostante tutto come un vascello fantasma, di fronte al promontorio dove gli innamorati vanno per baciarsi o per litigare in santa pace.”Gli operatori entrano ed escono, restano per sempre o scappano, sollevati, appena il promontorio diventa un’immagine lontana nello specchietto retrovisore. Non è la sbarra, non è il cancello blindato, né il vetro antiproiettile. È la porticina di Alice che ti fa piccola o grande, dipende come ci passi. Dipende da quanto sai resistere alla frustrazione di essere inutile. Oppure quanta capacità hai di convincerti che sei utile.”Almarina è il nome di una ragazza rumena che sta scontando la pena nel carcere minorile di Nisida.
Almarina è una ragazza alla quale la vita, in quei suoi primi sedici anni, ha riservato una discreta collezione di carte perdenti: violenza, abbadono, stupri. Ma Almarina ha un jolly, è la carta dell’intelligenza, la carta che può farle cambiare il gioco, farla vincere.
E questa partita Almarina la giocherà con la sua “maé” di matematica, Francesca.Chi leggerà questo libro troverà di che riflettere.
È un libro politico, umano, filosofico. C’è la vita e la morte, C’è la mancanza, la solitudine, la speranza. C’è la cultura, l’insistere nel fare le cose giuste, giuste per noi. Per loro. C’è la luce di Napoli. I 15 gradi a dicembre. E il mare.Se conoscessi Valeria Parrella le direi grazie per aver scritto questo libro.
Per la storia, che ritengo splendida.
Per lo stile, che ho assaporato con estremo piacere proprio come la cassatina che Elisabetta e Almarina si gustano in quella pasticceria.
Dicono che il peso dell’anima sia 21 grammi. Forse si sbagliano, forse il peso giusto è 288.
O, forse, non esiste il concetto di giusto e sbagliato.
Non esiste per Elisabetta Maiorano, la protagonista di questo romanzo, che ha un’anima profonda come l’abisso del mare e un concetto di giusto tutto suo. Intimo, vero.
Un giusto che a volte sembra scollarsi dal Giusto dei regolamenti, della legge, delle sentenze dei tribunali.
Elisabetta Maiorano insegna matematica ai ragazzi dell’istituto penale minorile di Nisida, un’isoletta che sembra emersa da un libro di fiabe.
Napoli, con i suoi vicoli, i suoi bassi e le piazze dalla bellezza mozzafiato sta solo un poco più in là, staccata quanto basta perché possa sembrare un eterno presepio.
Nisida come una piccola Alcatraz, che galleggia nonostante tutto come un vascello fantasma, di fronte al promontorio dove gli innamorati vanno per baciarsi o per litigare in santa pace.”Gli operatori entrano ed escono, restano per sempre o scappano, sollevati, appena il promontorio diventa un’immagine lontana nello specchietto retrovisore. Non è la sbarra, non è il cancello blindato, né il vetro antiproiettile. È la porticina di Alice che ti fa piccola o grande, dipende come ci passi. Dipende da quanto sai resistere alla frustrazione di essere inutile. Oppure quanta capacità hai di convincerti che sei utile.”Almarina è il nome di una ragazza rumena che sta scontando la pena nel carcere minorile di Nisida.
Almarina è una ragazza alla quale la vita, in quei suoi primi sedici anni, ha riservato una discreta collezione di carte perdenti: violenza, abbadono, stupri. Ma Almarina ha un jolly, è la carta dell’intelligenza, la carta che può farle cambiare il gioco, farla vincere.
E questa partita Almarina la giocherà con la sua “maé” di matematica, Francesca.Chi leggerà questo libro troverà di che riflettere.
È un libro politico, umano, filosofico. C’è la vita e la morte, C’è la mancanza, la solitudine, la speranza. C’è la cultura, l’insistere nel fare le cose giuste, giuste per noi. Per loro. C’è la luce di Napoli. I 15 gradi a dicembre. E il mare.Se conoscessi Valeria Parrella le direi grazie per aver scritto questo libro.
Per la storia, che ritengo splendida.
Per lo stile, che ho assaporato con estremo piacere proprio come la cassatina che Elisabetta e Almarina si gustano in quella pasticceria.
Valeria Parrella
Almarina
Einaudi, 2019