Shirley Jackson è una di quelle scrittrici che non ti aspetti. Aveva gli occhiali da gatta, anni 50. Aveva una famiglia, dei figli e pubblicava articoli di economia domestica e i ritratti di vita famigliare su riviste femminili.
Era sposata al critico letterario Stanley Edgar Hyman, professore al Bennigton College. Eppure parlava con gli oggetti.
Shirley si raccontava delle storie mentre faceva le faccende di casa. Faceva dialogare fra loro le posate, gli elettrodomestici e la cristalleria (che lei riteneva avere un carattere vanitoso). Che storie, eh? Storie che avrebbero trasformato le sue inquietudini nei racconti più spaventosi del gotico americano del xx secolo. Era il giugno del 1948 quando il New Yorker pubblicò il racconto “La lotteria”. Un racconto brevissimo. Una manciata di parole che gettò milioni di lettori nel panico perché tutti credettero vera.
Il New Yorker ricevette una quantità di lettere (di insulti e disdette di abbonamenti) mai più raggiunta per nessun altro articolo pubblicato.
Tant’è che il redattore Kip Orr improntò una risposta standard da inviare ai lettori: La storia di Jackson può essere interpretata in molti modi diversi.
È solo una favola… L’autrice ha scelto una cittadina senza nome per mostrare come, in un microcosmo, le forze dell’aggressività, della persecuzione e dello spirito di vendetta sono una tradizione perenne dell’umanità e come i loro obiettivi siano scelti senza una vera ragione.
The lottery fu pubblicato per la prima volta il 26 giugno del 1948 dal New Yorker
Shirley Jackson
La lotteria
Traduzione di Franco Salvatorelli
Adelphi, 2007 (4a edizione)
Pubblicazione di Farrar, Straus and Giroux (1949)