Un altro candore

Giacomo Verri

Questo libro è un film. Poco altro da aggiungere se non il consiglio di leggerlo.
Verri usa la penna come una macchina da presa, a volte come una steadycam.

Esterno notte. Una coppia di anziani coniugi esce di casa poco prima di cena per andare a votare.
È inverno, è già buio e siamo nel 1992.
Per una coincidenza del caso lui ritorna sui suoi passi a prendere i documenti dimenticati e lei viene investita da un’auto.


Stacco.


Ospedale, lei non è in pericolo di vita, no.
Parlano, sono una coppia affiatata, sono sposati da una vita e si amano di una amore tenero, amicale. Le dice a lui che sa delle lettere, che sa. 
La coppia ha oramai una settantina di anni. Che senso potrà mai avere, ora, rivangare il passato?
Eppure il passato è lì e Verri usa la dissolvenza per catapultarci sulle montagne, durante la guerra, fra i partigiani.

Qui mi fermo perché questo libro bisogna proprio leggerlo come un film. La scena si popolerà di molti altri personaggi. Alcuni li seguiremo dall’esterno, altri in soggettiva e vedremo con i loro occhi piccolissimi dettagli che chissà perché ogni tanto attirano la nostra attenzione.
Come in un film c’è un primo e un secondo tempo.  Come in un (vecchio) film c’è l’intermezzo.
Bisogna arrivare alle ultime pagine per accorgersi che la camera da presa sta arretrando lentamente, per regalarci un’inquadratura totale e sui titoli di coda, che non vorremmo arrivassero mai, comprendiamo la vita dei due personaggi iniziali, che racchiude quella di tutti gli altri e sicuramente anche parte della nostra.

C’è una musica che ho avuto l’urgenza di ascoltare (anzi vedere, perché mi sono cercata il video su YouTube) durante la lettura di questo libro.  È l’arte della fuga di Bach, suonata da Glenn Gould.

Nota: Nutrimenti sembra una semplice casa editrice. In realtà è una gioielleria!

Giacomo Verri
Un altro candore
Nutrimenti, 2019

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