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La statua di sale

Molti lettori sostengono che un’opera debba bastare a se stessa, che il sapere – o meno – le vicende dell’autore non cambi la qualità del testo. Io sono d’accordo a metà. Perché sapere che questo romanzo è datato 1948 può fare la differenza. E se il periodo storico non fosse sufficiente, sicuramente per me lo è stato il sapere che Gore Vidal fu considerato l’enfant terrible della cultura americana e che La statua di sale fu ostacolato dalla critica che lo definì osceno.
La lenta, faticosa scoperta e accettazione di se stessi.  Ecco, se dovessero chiedermi di cosa tratta questo romanzo, forse lo definirei così. 
Jim e Bob, compagni di scuola nella benestante Virginia. Giovani, belli, atletici e amici.  Dopo la cerimonia dei diplomi passano un ultimo pomeriggio insieme prima che Bob, maggiore di un anno, parta per la vita di mare. Un pomeriggio cameratesco che sfuma fra il gioco, le confidenze in punta di piedi e i battiti accelerati di giovani cuori in una prima esperienza d’amore omosessuale. Ci scriviamo, vero? Ci rivedremo per mare, vero?
Ma il mare è grande e i due ragazzi, pur credendosi tanto affini, quasi gemelli dice Jim, sono di fatto molto differenti. Per mare non si incontreranno mai.

"La vita erotica di Jim Willard esisteva quasi interamente nei suoi sogni. Fino a quel giorno con Bob in riva al fiume, aveva sognato le donne spesso quanto di uomini, e non sembrava che vi fosse un confine preciso fra i due. ma da quel giorno d’estate, Bob era costantemente l’amante dei suoi sogni, e le ragazze non disturbavano più il loro perfetto idillio maschile”.


Jim rimane cristallizzato nel suo amore assoluto per Bob. Nonostante le numerose avventure, nonostante le relazioni durature che avrà nel corso del suo processo di formazione di giovane uomo. Jim rimarrà fedele alla persona nella quale si è specchiata e nella quale ha pensato di vedersi.
“Dava ormai per scontato che i suoi viaggi non sarebbero terminati fino a quando non avesse trovato Bob. Poi avrebbero progettato una vita insieme, in qualche modo, sebbene egli lasciasse di proposito nel vago come sarebbe stata”.
La penna di Vidal è veloce, secca, senza incertezze. Forse scomoda in quegli anni (per alcuni potrebbe esserlo ancor oggi). Una penna necessaria, che racconta di un’omosessualità naturale, che in più di una pagina ci racconta della difficoltà di convivere col concetto di “normale” e “non normale”.  Jim è un frutto acerbo che matura piano piano.  E bisogna aspettare e guardarlo e toccarlo senza sciuparlo, prima di poterne apprezzare la dolcezza. Anche quella violenta con la nota – asprissima – del finale

“Quante volte l’hai fatto?" Sullivan fu diretto. Jim esitò, poi disse la verità. “Tre volte. Con tre persone diverse”. Sullivan annuì. “L’avevo immaginato” "Che vuoi dire? È un complimento o un insulto?”“Solo che non hai seguito il solito percorso, l’ho capito subito. E così Shaw. Credo sia questo che ti ha chiesto di andare a vivere con lui”.  Era prima volta che Sullivan nominava Shaw. “E Qual’è il solito percorso?" Sullivan era disteso sul letto, con gli occhi rivolti al soffitto. “Comincia a scuola. Sei solo un po’ diverso dagli altri. A volte sei timido e un po’ fragile; o forse troppo precoce, troppo bello, un atleta, innamorato di te stesso. Allora cominci a fare sogni erotici con un altro ragazzo - come te - lo conosci e cerchi di diventare suo amico, e se lui è abbastanza ambivalente e tu abbastanza aggressivo passerete momenti meravigliosi sperimentando insieme. È così che comincia. Incontri un altro ragazzo, un altro ancora, e crescendo, se hai una natura dominante, diventi un cacciatore. Se sei passivo diventi una moglie. Se sei smaccatamente effeminato, puoi unirti a un gruppo di altri come te e accetti di essere marchiato e conosciuto. Ci sono una dozzina di tipi e molti esempi diversi, ma l'inizio è quasi sempre lo stesso: che non sei come gli altri”.

Note alla traduzione: Negli stati uniti il libro fu edito nel 1948 con il titolo The City and the Pillar Nel 1965 venne ripubblicata una versione riscritta in molte parti (fra cui il cambio clamoroso di finale!) dal titolo The City and the Pillar Revised. In Italia arrivò nel 1949 con il titolo “La città perversa”, Elmo. Fu ripreso da Bompiani nel 1972 con il titolo “Jim” e la traduzione di Vincenzo Mantovani e nel 2001 da Fazi con il titolo La statua di sale e la traduzione di Alessandra Osti.

Gore Vidal
La statua di sale
Traduzione Alessandra Osti
Fazi editore – le strade, 2001
Pagine 228

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Roberta Frugoni
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