La storia è minima, scarna, se così si può dire. Rosa Sirace, laureata a Perugia, torna a vivere dopo gli studi al suo paese natio, in calabria. Ci torna da disoccupata, da giovane donna e da probabile fidanzata di ragazzi che infine le preferiscono altre. Se questo è un romanzo d’amore, lo è per l’attaccamento alla propria terra, a una famiglia in cui il padre operaio diventa per lei il Visconte di Verolea e la madre Nicca Fiori, “importata” dalla sardegna, la Baronessa di Babbumannu. Poi c’è la nonna, Antonia Cristallo, che ha un nome così potente che non abbisogna di soprannomi. Rosa Sirace si aggira fra le mura di una casa d’altri tempi, in un paese dove il sole e le ombre del sud ti inchiodano in quell’immobilità che sa di rassegnazione ma che, in realtà, è solo la posa di chi il cielo lo guarda dal basso, con gli occhi affamati d’azzurro.
"E quando ci si rassegna alla verità, si riconosce immediatamente il proprio posto, e non se ne pretende uno diverso, perché l'angolino che ci spetta è tutto il paradiso di cui siamo capaci sulla terra. In cielo magari le cose cambiano”
Il vero protagonista del romanzo è quel sud che plasma i caratteri, impone rituali familiari, alimenta speranze e delinea con piccoli tratti personaggi che sembrano usciti da una commedia agrodolce. La protagonista scrive e descrive ciò che vede, e lo fa tramite un racconto delicatissimo, con una gentilezza del tocco che leviga come pietra di fiume anche i caratteri più ruvidi.
"Stamane, alla fermata dell'autobus, non ho saputo nascondere la nausea che mi dava l'odore di fumo che svaporava da un uomo, e lui si è allontanato a occhi bassi, quasi scusandosi di stringere al petto una stecca di sigarette avvolta con cura: serrava le dita storte sul cartoccio di tabacco, ed era uguale a un bimbo abbracciato all'orsacchiotto. Stavo per domandare scusa al fumatore dai radi capelli bianchi, ma ho preferito vergognarmi in silenzio del mio stomaco che si muove per niente. "Prenditi di scorno!" dice sempre mia nonna quando sbaglio qualcosa: la vergogna per lei è un bagaglio da caricarsi in spalla, per imparare passi più giusti.”
Sonia Serazzi sceglie un linguaggio che è al contempo poetico e veritiero. Come in una fotografia inquadra la scena e la ferma per sempre con la potenza di chi sa coglie l’attimo, il dettaglio, il particolare. E te la serve così, perfettamente incorniciata, con la nitidezza e la pulizia dello sguardo di chi vede oltre.
A Catanzaro ho incontrato per strada un uomo maturo vestito nei toni dell’arancio, subito ho distolto lo sguardo pensando a uno di quei cachi vivi nel colore , ma di polpa rancida. da tempo apprezzo esclusivamente quei signori con giacca verde o marrone. ammettono con gli abiti un dignitoso autunno, quindi non mentono.
Questo è un libro da leggere con un ritmo lento, oppure da leggere veloce e poi rileggere, per assaporarne le parole. È un libro che ne contiene tanti microcosmi che portano il lettore a chiudere gli occhi e a vedere Rosa, il suo mondo e quasi quasi i suoi pensieri.
Sonia Serazzi
Il cielo comincia dal basso
Rubettino, 2018