Sbadamam! Che botta questo libro! 140 pagine apparse per la prima volta a puntate, sul New Yorker del settembre 1990.
A volte per (ri)costruirsi è necessario partire, cambiare, vivere luoghi diversi da quelli che ci hanno visto crescere.
È quello che fa Lucy Potter, la protagonista diciannovenne di questo romanzo solo in parte autobiografico.
Lucy lascia Antigua per approdare a Manhattan, dove lavora come ragazza alla pari in una famiglia benestante con quattro bambine bellissime e biondissime.
Da un’isola all’altra: da una parte il sole, il caldo e i colori saturi di un luogo visto dai turisti di tutto il mondo come eden per vacanze da sogno.
Dall’altra una borghesia dai colori e toni pacati: persone perbene, che non urlano, non maltrattano le donne, che mangiano composte. Fugge da un sole perenne, Lucy. Fugge da una madre che la vuole casta e infermiera. Fugge dal sopruso culturale della colonizzazione britannica.
Ciò che trova però non le provoca un innamoramento tout court perché Lucy è una tosta. Non la si compra con una carezza né con bei vestiti.
Lei osserva, valuta, rifiuta se necessario. In un anno di vita a Manhattan sperimenta e inizia – faticosamente – a costruirsi.
Così lo spazio fra sé e il mondo non è più assenza ma distanza necessaria per guardare, anzi vedere le cose con occhi nuovi.
In questo romanzo troverete:
Coraggio
Sfrontatezza
Scrittura acuta, ritmata, veloce
Narcisi (i fiori)
Rapporti familiari
Bambine bionde
Sesso
Fotografia salvifica
Un quaderno
Miss Elaine Cynthia Potter Richardson/Jamaica Kincaid, mi sei piaciuta molto. Alla prossima!
Jamaica Kinkaid
Lucy
Traduzione di Andrea Di Gregorio
Piccola biblioteca Adelphi, 2008
Jamaica Kinkaid
Lucy
Farrar Straus and Giroux, New York (1990)