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Tieni il segno

il segnalibro misura lo spazio, non il tempo

Come cantava Sid

God save the Queen e…Art Fry!

Siamo intorno al 1577, in Inghilterra, quando Christopher Barker ottiene l’incarico di stampatore reale per tutti gli statuti, atti e proclamazioni del Regno.

Sir Barker, lo scaltro Sir Barker, fa il colpaccio e strappa anche l’esclusiva anche per tutti i libri di chiesa, le Bibbie e tutti gli altri volumi stampati per la Regina Elisabetta I e il Parlamento. 

Nel 1584 si cimenta nella realizzazione di un supervolume, un voluminoso volume, un tomo insomma, contenente una miscellanea di testi: la Bibbia, il libro delle preghiere e gli statuti del Regno.

Oltre che scaltro Sir Barker era anche ingegnoso: per questo, durante la rilegatura del “tomone reale” gli viene in mente di cucire all’interno un nastro di seta, in modo che la Betty (io mi immagino che tra sé e sé l’abbia sempre chiamata così) potesse mettere un segno e ritrovare agevolmente il punto in cui aveva interrotto la lettura.

Il nuovo arrivato: il segnalibro

Fiocco azzurro (ma anche rosa, verde, arancio e viola) in casa Tudor: è nato il segnalibro!

In realtà di segnalibri più antichi del nastrino di Barker è disseminata la storia, basti pensare alle rotelle di pergamena che servivano a tenere il segno del rigo nei papiri o nei codici medievali, agli oggetti in avorio intarsiato o in metalli preziosi dotati di una lama affilata per dividere le pagine intonse, o ancora alle strisce di pergamena, di cuoio o di stoffa che nei secoli hanno accompagnato le letture.

Il segnalibro è sempre stato una sorta di messaggero: con le forme più stravaganti o nelle sue canoniche misure di 5×20 millimetri ha saputo racchiudere lo spirito di ogni epoca attraversata.

Bellissimi quelli vittoriani ricamati su nastri di seta, splendidi quelli artistici dipinti a mano, poetici quelli pubblicitari di Federico Seneca, artista e grafico che lavorò per anni per la Perugina e che reinterpretò con maestria un Don Abbondio stilizzato che da solo vale come un quadro. Nella storia dell’editoria il segnalibro è un oggetto che ha sempre goduto di visibilità e simpatia, con una diffusione sempre più ampia rintracciabile anche attraverso numerosi esempi nella storia dell’arte.

Una questione di chimica

Ma ci arriviamo a questo Art Fry? Sì, sì. Saltiamo a piè pari tutte le epoche storiche e arriviamo a quando Barbra Streisand era prima in classifica con The Way We Were. Era il ’74 e la Bibbia ancora una volta sale alla ribalta della storia del segnalibro.
Questa cosa ha dell’incredibile ma se oggi tanti di noi usano i segnapagine riposizionabili (quelli colorati, sapete? io li chiamo “picaini” ma il loro nome è segnapagine) lo dobbiamo ai canti religiosi del sig. Fry. Come tutte le domeniche Art Frey è in chiesa a cantare e…ad armeggiare fra bibbia e libro dei canti. I pezzetti di carta che usa per segnare le pagine spesso cadono miseramente a terra e con i pezzetti di carta anche il suo morale e la pazienza. Ma il sig. Art Frey oltre a cantare ha una testa creativa sicché, dato che come lavoro fa lo sviluppatore di nuovi prodotti per la Minnesota Mining and Manufacturing Company (ai più conosciuta come 3M), si porta appresso questo pensiero dei segnalibri erranti.

La fortuna sua (e nostra) vuole che uno dei suoi colleghi chimici, tale sig. Silver, fallisca miseramente un esperimento. Spencer Silver avrebbe dovuto formulare un collante super potente e invece gli viene fuori una roba che lo manda ai matti: la colla appiccica ma non è né potente né super.

Silver+Frey. Esperimento fallito=prodotto ideato. Nasce il Post-it Note la genialata gialla che successivamente figlierà i segnapagine. 

Spazio o tempo?

Il fatto è che il segnalibro misura lo spazio, non il tempo. Appartiene alla geografia non alla storia. Ma mano che avanza tra le pagine il segnalibro funziona come una bandierina piantata nella mappa del libro: “fin qui”, segnala alla maniera del comandante fortunato che dopo ogni battaglia marca su una cartina i progressi delle sue truppe. Il segnalibro è bello perché con lui si vince sempre. Se il libro ci piace si arriva velocemente in fondo sbaragliando il nemico. Se invece non ci piace al massimo si interrompono le operazioni e si ottiene subito una tregua. Però, di sicuro, col segnalibro non si arretra mai, con i libri non si perde, mal che vada si fa pari.

(Maurizio Bettini, Con i libri)

God save the Queen e…Art Fry!

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