Certo, le parole raccontano. Anche i numeri, però. In questo caso le date. Alcune sono come sigilli, apposti […]
Tag: narrativa ungherese
Ho comperato questo libro tempo fa e l’ho tenuto sul comodino per un bel po’.
Ammiravo la copertina – bellissima – e lo tenevo in vista, come fosse un oggetto d’arredo.
Ho aspettato e aspettato ancora, perché sapevo che sarebbe stata una mazzata.
L’autore di questo libro, tradotto per la prima volta in italia da Keller, è morto nel 1938 a soli a 29 anni di tubercolosi spinale, una malattia oggi rara (conosciuta come morbo di Pott) ma molto diffusa in passato.
Max Blecher narra di sé raccontando di Emanuel.
Lui che come il protagonista del libro si trovò improvvisamente a vivere da uomo orizzontale, costretto in un corsetto di gesso e perennemente sdraiato nelle sua barella doccia, una specie di bara per vivi che accoglieva i malati in modo che le vertebre non si sbriciolassero prima del tempo.
Lui che come Emanuel trova e ritrova in questa sua seconda vita emozioni complesse come quelle dell’amore, dell’amicizia, della compassione. Ma anche rabbia, noia, e cattiveria.