Il primo maggio del 1947 all’incrocio con la 33esima strada un capannello di gente si stringeva attorno alla limousine di un funzionario delle Nazioni Unite.Sul tetto dell’auto, incurvato come una culla metallica, c’era il corpo di Evelyn McHale che poco prima era salita all’ottantaseiesimo piano dell’Empire State Building, aveva appoggiato con grazia il soprabito alla balaustra, aveva scavalcato il parapetto e si era gettata nel vuoto.
Il suicidio più bello. Con queste parole è conosciuta la morte di Evelyn, contabile ventitreenne la cui foto pubblicata su Life Magazine del 2 maggio ha fatto il giro del mondo ed è diventata iconica. È la foto di una bella addormentata, non di una suicida.