La goccia d’oro di Michael Tournier, La diva Julia di Somerset Maugham e L’uomo che guardava passare i treni di George Simenon.
Ci sono tanti modi di essere lettori. Uno di questi, che sento appartenermi in modo particolare, è quello che mi fa cercare collegamenti fra le cose.
Per questi tre libri il mio fil rouge è stato il concetto di Immagine. Immagine reale, immagine percepita. Specchio, immagine falsa, falsata, inventata. Realtà, immagine deformata. Verità.
Comincio da Tournier. La trama de La Goccia d’oro è semplice, il suo svolgimento un po’ meno. Idriss, pastore in un’oasi magrebina viene fotografato da una turista francese. Lei è l’immagine dell’occidente: è bella, bionda, ha una grande auto, veste short striminziti e lo fotografa quasi a tradimento. Gli ruba l’anima? Forse (qui Roland Barthes ne avrebbe da dire ma questa è un’altra storia). Sicuramente cattura l’attenzione del ragazzo che presto partirà alla volta di Parigi alla ricerca della foto. La foto. L’immagine, l’immagine di sé che mostra al mondo. Questo è un libro straordinario, di cui dovrei parlare per ore. Contiene tutto, basta fermasi a guardare. Idriss cerca la sua immagine e ne trova repliche, assomiglianti ma non reali. Guardare – immagine – vista. Siamo ciò che gli altri vedono di noi?
Eccolo il filo rosso che mi porta a Julia, la diva cantata da Maugham. Lei è la più grande attrice d’Inghilterra. Non è la più bella ma è sicuramente la più brava. Julia è inarrivabile perfino a se stessa. Recita Julia. Recita parti scritte apposta per lei sui palcoscenici più prestigiosi e, quando si ritira nel camerino per togliere il trucco di scena se ne mette solo uno diverso. The show must go on, lo cantava anche il Freddy del mio cuore. E così Julia non rinuncia ad essere diva anche nella vita. Recita Julia, e non guardarti mai troppo a lungo nello specchio, perché il trucco potrebbe sciogliersi e potresti vedere qualcosa che non forse non ti piacerebbe.
Filo rosso. Avanti col terzo. Chi è Kees Popinga? Forse non lo sa nemmeno lui. Simenon invece lo conosce fin nelle sue pieghe più recondite. Sennò non gli avrebbe fatto buttare quel pezzo degli scacchi (un cavallo) nel boccale di birra scura. Popinga è un impiegatuccio che improvvisamente decide di mischiare il profumo della libertà col sapore della sfida. Ma il piatto che ne esce è amaro come una torta bruciata. Popinga, ma sei matto? Avevi una moglie, dei figli, una bella casa e un sacco di oggetti che attestavano il tuo essere uomo di qualità. E ora? Che fai, vagabondi per Parigi senza nemmeno una valigia. Con il tuo abito grigio, così anonimo. Perché sfuggi agli sguardi? Perché soffri quando capisci che l’immagine che gli altri ti dipingono addosso nulla c’entra con quello che sei in realtà?
Immagine reale, immagine percepita. Riannodo il mio filo rosso. Ci faccio un nodo scorsoio, per poterlo allargare all’occorrenza.
La goccia d’oro di Michael Tournier
Traduzione di D. Marin
Garzanti Editore, 1992
Pagine 186
La diva Julia di Somerset Maugham
Traduzione di F. Salvatorelli
Adelphi, 2005
Pagine 275
L’uomo che guardava passare i treni di George Simenon
Traduzione di P. Messori
Adelphi, 1991
Pagine 211