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Le cascate

Carol Oates

Questo libro è spesso raccontato come saga famigliare e in effetti narra le vicende della famiglia Burnaby che si snodano nell’arco di una ventina d’anni, dai primi anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta. L’inizio, va detto, è un inizio col botto. Uno schiaffo in piena faccia, freddo e pungente come l’acqua delle cascate che, per dirla tutta, sono le vere protagoniste di queste 510 pagine. Le cascate, direte voi? Possibile che la Oates, per quanto brava, riesca a tirartela lunga 510 pagine con le cascate del Niagara? Eppure. Carol ce la fa e lo fa con un crescendo che sembra seguire la piena del fiume. I personaggi ruotano tutti inesorabilmente e magneticamente attorno all’acqua delle Niagara Falls. A cominciare da Ariah, la giovane donna dal fare strano e dagli occhi verde benzina che rimane vedova in circostanze drammatiche a meno di ventiquattr’ore dal matrimonio. Sarà lei il fil rouge di tutta la storia. Lei così fragile e così potente. Lei che subisce e non si arrende. O forse si, ma nessuno se ne accorge. Allora, visto da questa prospettiva, il romanzo non è solo una saga famigliare. Diventa una metafora perfetta sulla potenza della vita, della morte e della natura. Acqua, dunque. Tanta, tantissima acqua che in quella zona diventa causa di morte per chi, volontariamente o meno, rimane vittima dei suoi flutti. La stessa acqua che dà lavoro a molte persone: chi accompagna i turisti sui traghetti, chi strappa i biglietti per assistere allo spettacolo della natura, chi vive grazie alle catene alberghiere affacciate su tanta bellezza. Acqua come fonte vita per l’immensa energia che produce e che viene massicciamente impiegata per le fabbriche chimiche che nel giro di pochi anni trasformano il paradiso dei turisti e delle coppiette in luna di miele in un territorio contaminato e dominato dall’economia industriale. Che potenza le cascate! Così magnetiche da creare arcobaleni che fanno innamorare. Così malefiche da uccidere lentamente chiunque osi avvicinale troppo. Questo è un libro fatto di molti silenzi, nonostante il suono sia una costante. Che sia il rumore incessante delle cascate o quello altrettanto presente della musica del pianoforte di Ariah. Angolo della confessione: non mi decidevo mai a leggere questo libro perché la copertina non mi ispirava per niente.


Le cascate di Joyce Carol Oates
Traduzione Annamaria Biavasco e Valentina Guani
Mondadori 2006
Pagine 510

Titolo originale: The falls
Edizioni: HarperCollinsPublishers, 2004